Il borgo della cittadina, arrampicato sulla collina, nasconde gemme culinarie da esplorare.
Anche d’inverno, e nonostante i rigidi moniti che ci hanno tenuto lontano dai ristoranti che amiamo, o che volevamo scoprire, Grottammare rimane uno scrigno da esplorare, lontano da tintarelle e bagnanti che affollano il suo rinomato lungomare. Il borgo che dall’alto domina la costa nasconde una gemma delicata e, a giudicare dall’arredamento che ti accoglie una volta varcata la porta, sommessamente spregiudicata. Saranno i decori natalizi, ma l’Osteria Dell’Arancio, fin dalle mura esterne e dai decori d’antan, mostra un nostalgico ritorno ai sapori di un tempo: un’impressione, questa, che verrà ben presto rimestata da un menù contemporaneo (e ahimè un po’ troppo esigente per il portafoglio.
Il menù
Una carta ricca, che sa molto di terra ma con qualche sprizzo marino, sempre educato, perché siamo pur sempre in una città di mare. Numerosi gli antipasti, che catturano subito l’attenzione puntando sul calore delle cose semplici. La crema tiepida di patate (13 euro) è oggettivamente l’entrée più azzeccata: con la patata non si sbaglia mai, e la lenticchia soffiata è il croccante che ci vuole. I 13 euro meritati per la crema risultano un po’ indigesti per le uova strapazzate con la stracciatella di bufala e scaglie di tartufo su un pan brioche molle e ahimè dozzinale, e va da sé che provare a nobilitare triangoli di brunch casereccio con l’oro del bosco è operazione molto rischiosa. Se volete sguazzare nei gusti marinari, o più semplicemente scansare il sempiterno Gran tagliere marchigiano di salumi e formaggi e confetture di frutta (per 2 persone, 25 euro) segnalo il baccalà trovato nell’orto (15 euro), un merluzzo cotto a vapore e servito con olive nere, patate, pomodorino datterino, lime e cipolla rossa di Tropea caramellata.
Rientriamo però nei ranghi con le proposte di primi piatti, che sanno di tradizione e voglia di rivincita: dai gnocchetti allo scoglio alla tagliatellina all’ortica al ragù bianco e Varnelli, c’è anche uno spaghetto ai 5 pepi. Tutte le fiches vanno però posizionate sul Boccolottone Baldoni (16 euro), il piatto forte dell’Osteria Dell’Arancio, ed è facile scoprire i motivi per i quali questi paccheri risultino così affabili – e sì, c’entra il ciauscolo, che i marchigiani conoscono molto bene.
Ben più striminzita (e non ne capiamo bene le ragioni) è invece la lista dei secondi piatti, che regala meno lampi d’artista ma che non lesina su porzioni (e prezzi). Tolte le polpettine di melanzane e ceci (16 euro), unica opzione vegana, e i calamaretti su crema di piselli (18 euro) comunque deliziosi, chi vuole osare punterà sullo spezzatino di cinghiale aromatizzato al rosmarino con prugne (18 euro) – ecco, non faccio parte degli spericolati. Ho preferito infatti andare sul sicuro, sulla proposta preferita da avventori (o forse dalla crew), la Scottona scottata in padella e aromatizzata con thè nero affumicato (18 euro). Convinzione completamente ribaltate e aspettative rimescolate ahimè al ribasso, fin dalla presentazione: carne buona, ma l’immaginario della Scottona si scontra con quella padella dove ha esalato l’ennesimo respiro, o affanno. Reclamata una bella griglia dove giocare con brace e sogni, per la prossima volta.
Polpettine di melanzane e ceci su letto di pomodoro Scottona scottata in padella e aromatizzata con thè nero affumicato
Un saliscendi di capolavori e scivoloni, questi ultimi un po’ inattesi, si conclude con i dolci, che navigano sugli 8-9 euro (e ci avviciniamo davvero a numeri da stella Michelin, ohibò). Quale suggerire? Il cremoso alla vaniglia, pere sciroppate allo zafferano e terra di cacao è il dessert più invogliante, e le premesse si confermano al gusto, pur senza spiccare, nonostante lo zafferano sia abilmente depotenziato a favore di una morbida gradevolezza. I pirotecnici apprezzeranno invece la sfera magica di cioccolato fondente e colata di frutti di bosco, dal puntuale effetto di scioglievolezza che non svela però un interno da affresco. Buoni i sapori, ma nessun wow all’ultima cucchiaiata. (Sorvoliamo sul Birramisù, la cui originalità è stata ormai conquistata pure dalle steakhouse più anonime).
Cool review
Cool review-
Location4/5
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Servizio3/5Cordiale, ma senza guizzi di calore
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Menu3/5
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Conto2/5
Cool
- Un menù variegato e frizzante, nel quale è difficile non trovare nulla che aggradi.
- Location che sa di amarcord, tra ricordi e tradizione
Fool
- Alcuni piatti disattendono le aspettative
- Prezzi superiori alla media, non pienamente giustificati da materie prime e fantasia