Usare il termine “trendy” potrebbe essere una vigliaccheria, eppure il quartiere Monti, a Roma, esprime l’eclettismo di una capitale che nel primo rione riscopre senza falsa modestia il gusto della vita. Le tradizioni, rispettate con orgoglio, ne sono una ruspante testimonianza, e in cucina la verità viene sempre a galla, soprattutto quando l’acqua bolle e non attende i temerari. Carbonara, gricia, fiori di zucca fritti: gettatevi in totale fiducia a La Vacca ‘Mbriaga – gia il nome spazza via i convenevoli per un pasto che sa di genuino, senza fronzoli e senza inganni.
La location
La famosa vacca che dà il nome all’insegna esterna, e ai ricordi degli avventori che si immergono di nuovo per le strette vie della Capitale a pancia piena, fa capolino multicolor sulle mensole verdi, steccati rustici che delimitano il campo di guerra dove si combatte felici brandendo forchette. Sulla grande lavagna, appesa sulla parete come tabellone segnapunti, l’ampio menù: la lista della romanità su gessetto è libidinosa e si focalizza sui grandi classici, fin dagli antipasti dove le scelte sono pressoché irrinunciabili.
La cucina
Non si può non partire dagli starter iconici: un bel piatto di panzanella affogata nella salsa di pomodoro e una coppia (in doppia copia) di fiori di zucca fritti. Nel primo caso, il pane croccante ha dato un’inattesa ma apprezzata sterzata al piatto, nel secondo caso mozzarella e alici hanno trasformato un semplice peccato di gola in uno sgarro di cui essere orgogliosi.
In primo piano le vere rockstar: i fiori di zucca fritti.
Ma è rovistando tra i primi piatti storici che la romanità si sprigiona senza remore. Carbonara o gricia, perchè scegliere? Sì, odio avere preferenze: ti costringono ad una selezione e io non amo decidere – altrimenti non sarei un Gemelli. Per cui non chiedetemi di resistere davanti alla pasta romana, soprattutto quando è così iconica: carbonara e gricia. Distintive e similari, ma con differenze che ogni foodtrotter dovrebbe ben conoscere: lo sprint condiviso, dato dalla somma di cacio e pepe, e poi ovviamente listarelle abbondanti di guanciale. Per la gricia saremmo a posto così, con l’abbondante pecorino che, sciogliendosi a contatto con la pasta calda, forma una succulenta cremina. Ma noi italiani non ci fermiamo all’ovvio e l’uovo in aggiunta trasforma il tutto in un capolavoro. Veloce endorsement del sottoscritto: io voto la carbonara, sempre e comunque, e con il rigatone come la romanità declama. Sarebbe quasi inutile ribadirlo, che i primi romaneschi siano belli e abbondanti. Lo chef a vista, avvezzo a questa quotidiana impresa, spadella porzioni epiche, degne d’altronde del glorioso passato della Capitale (11€).
Partenza col botto: panzanella e fiori di zucca fritti Polpette di coda alla vaccinara Carbonara o gricia: perché scegliere?
Porzioni da scampagnata in campagna anche per i secondi. Sono giganti le polpette di coda alla vaccinara, un altro grande classico spadellato in libertà (17€): la missione era quella di spingersi verso l’ignoto, immergendosi nel cuore dei ricordi, ma di sicuro anche l’abbacchio con patate (18€) avrebbe recitato a memoria l’apoteosi dei sensi, se non fosse stato per le temperature torride che avrebbero accompagnato la digestione. E sui sampietrini incandescenti, la verità è che la cucina romana non è fatta per i solitari e i permalosi.
La Vacca ‘Mbriaga
Via Urbana, 29, 00184 Roma RM
Tel. 06 4890 7118
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